ARTE


1         INTRODUZIONE

Per Arte ho seguito il consiglio di parlare di  Renato Guttuso, che  è l’artista che meglio rappresenta nelle sue molte opere la Sicilia contemporanea. Anche se ha vissuto molti anni a Roma, Genova e Milano, Guttuso è rimasto profondamente legato alla sua Bagheria e ne ha sempre parlato, narrando nei quadri le gesta, le fatiche e i dolori dei siciliani. La strage di Portella della Ginestra è il quadro che ho scelto di commentare tra i tanti capolavori del Maestro. Questo quadro ricorda l’efferata azione del Bandito Salvatore Giuliano e della sua banda, che avvenne, su mandato dei sindaci mafiosi dell’epoca, il primo maggio 1947. Ritengo che l’avvenimento rappresentato da Guttuso sia perfettamente in argomento col tema generale delle mie tesine.

 

2         BIOGRAFIA

2.1       Nascita e gioventù

Renato Guttuso nasce il 26 Dicembre 1911 a Bagheria.

La città natale è molto importante nella formazione del pittore, perché lì, giovanissimo, entrò in contatto con il mondo della pittura, come racconta lui stesso:

“…tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada, avevo sei, sette, dieci anni…

Bagheria è importante anche perché continuerà a fornirgli per tutta la vita le immagini e i colori per le sue opere.

Nel 1931 partecipa con due quadri alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana a Roma e ha occasione di vedere dal vivo le opere dei più grandi artisti italiani che lo impressionano profondamente.

Una mostra di Guttuso e di altri pittori siciliani, alla Galleria del Milione nel 1932, suscita grande interesse nella società artistica milanese.

A causa del servizio militare trascorre il 1935 a Milano, dove ha occasione di stringere grandi amicizie con artisti  e letterati come Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio ed intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini.

2.2       Dal 1937 al 1939

Sono  sicuramente gli anni più importanti della sua vita. Si trasferisce definitivamente a Roma e nasce l’amicizia con Alberto Moravia. Sono gli anni delle nature morte, della “Fucilazione in campagna” (dedicata a Federico Garcia Lorca). In questo periodo conosce Mimise Dotti che diverrà sua moglie.

2.3       Dal 1940 al 1944

Nel 1940 si iscrive al Partito Comunista Italiano. Continua la produzione artistica dipingendo nudi, paesaggi, nature morte e realizza “La Crocefissione” (1940÷1941), che è la sua opera più famosa ed è uno dei quadri più significativi del Novecento italiano.

2.4       Dal 1945 al 1950

In questo periodo visse a Parigi. Sono gli anni dell’amicizia  con Pablo Picasso, un legame che durerà tutta la vita. In Italia assieme ad alcuni artisti ed amici  fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti . Nella sua pittura sono presenti temi sociali e di vita quotidiana: picconieri della pietra dell’Aspra, zolfatari, cucitrici, manifestazioni di contadini per l’occupazione delle terre incolte.

Nel 1950 ottiene a Varsavia il premio del Consiglio Mondiale per la Pace, nello stesso anno tiene la sua prima personale a Londra. Sempre in questi anni ricorrono i temi consueti del realismo drammatico di Guttuso. Fatti di cronaca trasfigurati come “Portella della Ginestra”, “La notte di Gibellina”, nudi, interni, luoghi pubblici, giovani che ballano, si incontrano, si amano. E poi i paesaggi. Non tanto o non solo quelli tipicamente mediterranei (barche, tetti spioventi, ulivi, cactus), ma anche quelli, bellissimi, come l’ indimenticabile “Visita della sera”.

2.5       Dal 1957 al 1965

Collabora alle più importanti riviste italiane e internazionali con scritti di teoria e critica d’arte. Dipinge “La Discussione” che verrà acquistato dalla Tate Gallery di Londra. Lavora all’illustrazione della Divina Commedia che sarà pubblicata nel ’61 da Mondadori. Elio Vittorini scrive un’importante monografia sul pittore mentre l’amico Pasolini scriverà un’introduzione per un suo libro di disegni

2.6       Dal 1968 al 1987

Negli anni ’60 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il “maggio francese”.

Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E’ il periodo – per così dire – intimo dell’artista. Guttuso è un pittore che nonostante viva in un periodo di mutamenti sociali e culturali e nonostante li viva tutti da protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua Sicilia. Lo stile umano, nervoso e teso dei suoi quadri, rispecchia tutto il dolore del mondo.

Alle Elezioni Politiche del 20 giugno 1976 è eletto al Senato della Repubblica, carica che fu riconfermata anche  alle Elezioni Politiche del 1979.

Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere, tra le più importanti, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Altre opere e una ricca raccolta documentale le ha affidate al museo che la sua città natale, Bagheria, gli ha intitolato. Nel giardino del Museo Guttuso si conserva la grande Arca funebre, dove il pittore riposa, dedicatagli dal suo amico Giacomo Manzù.

“Il volto è tutto, sulla faccia della gente c’è la storia che stiamo vivendo, l’affanno dei giorni. La portiamo incisa più dei fatti che ci accadono in presa diretta o che avvengono lontano: noi siamo la vera pellicola della realtà; e io la dipingo…”

(Renato Guttuso, 1971)

 

3         “PORTELLA DELLA GINESTRA”

Portella della Ginestra, 1953

Olio su carta intelata, 105×200 cm

Bagheria (Palermo) Museo Guttuso

Nel 1953 Renato Guttuso realizza “Portella della Ginestra” per ricordare quella strage contadina di cui ho già parlato nella tesina di storia.

Guttuso utilizza immagini crude per descrivere il massacro e sottolinea  ancora una volta, a modo suo, quel forte impegno morale e politico che caratterizza la sua  opera. Da questo impegno sociale scaturisce infatti il suo realismo popolare opposto alle contemporanee tendenze astrattiste che erano ai suoi occhi sinonimo di  disimpegno civile.

In questo quadro, più che in altri, emerge il legame che esiste tra Picasso e Guttuso. Mai forse in un dipinto di Guttuso il ricordo di “Guernica”, il quadro di Picasso sulla città spagnola rasa al suolo dai bombardamenti tedeschi durante la guerra di Spagna, è stato così presente. La figura del cavallo, le posizioni di dolore e le espressioni di terrore nei volti rendono ancora più evidente il riferimento al quadro del grande pittore spagnolo.

Un uomo steso a terra confortato da una vecchia china su di lui con gesto pietoso, una  donna morente tra le braccia di un uomo che si guarda alle spalle, cercando aiuto, un’altra figura centrale con le braccia allargate in segno di impotenza e di resa.

Il dipinto esprime da parte dell’artista una commossa partecipazione al soggetto rappresentato, che diventa il  simbolo della sofferenza dell’umanità tutta.

Gli animali, il carretto, l’abbigliamento delle persone, fanno parte del mondo contadino siciliano tipico di Guttuso. L’artista li rende con il consueto realismo, che è per lui  una sorta d’imperativo. E’ il suo ambiente, quello  popolare della Sicilia degli umili,  un ricordo autobiografico che viene raccontato nella sua  pittura.

Il quadro vuole essere una  ferma denuncia morale ed una condanna senza appello per tutto il sistema politico implicato nella strage.

Fedele al suo realismo  dalle linee tortuose, dai colori caldi e decisi, dal linguaggio chiaramente descrittivo, Guttuso dipinge un altro capitolo di  storia popolare e ne fa una commemorazione dedicata  alla memoria di tanti eroi sconosciuti, affinché non siano dimenticati.